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Le skills sotto esame: LISTENING

Listening

Si parla spesso di skills, o abilità, della lingua. Si dà per scontato che tutti sappiamo esattamente quali sono, come svilupparle e dove migliorare. Ma è davvero così? In questa serie di quattro articoli metteremo le skills sotto esame.

Quali sono le principali difficoltà? Quali i consigli per migliorare e crescere nell’apprendimento di una lingua straniera? Ognuno dei quattro articoli che seguiranno prenderà in esame queste domande e offrirà una visione d’insieme dell’abilità vista al microscopio.

La prima abilità è il listening.

Cosa è il listening

Il listening, o l’ascolto, non è altro che il primo approccio con la lingua. Spesso è grazie all’ascolto se decidiamo che una lingua ci piace o meno, preferendola rispetto ad altre.

Perché sviluppare il listening? Non solo perché è una delle abilità sulle quale si viene valutati in sede di esame, ma anche perché non si deve fare l’errore di confonderlo con il sentire. Si tratta di ascolto, comprensione attiva della lingua. Quello che ascoltiamo deve essere capito, sviluppato e utilizzato per continuare la conversazione o il testo scritto.

Le difficoltà del listening

Sembrerà ad alcuni l’abilità più facile delle quattro, ma anche per questa si nascondono difficoltà non indifferenti. In questo articolo isoliamo le tre principali.

  • La velocità di chi parla – è naturale non riuscire ad adattarsi alla velocità della persona che sta parlando, soprattutto nei primi stadi. Spesso non c’è molto da fare se non chiedere di ripetere più lentamente e chiaramente.
  • La pronuncia da capire – per la pronuncia di chi parla, vale lo stesso discorso. Per molti può sembrare maleducato, ma spesso ai madrelingua non viene in mente di mettersi nei panni di chi sta imparando la loro lingua madre. Quindi, non bisogna esitare nel chiedere aiuto.
  • La presenza di vocaboli sconosciuti – qui la questione è diversa. Mentre la maggioranza delle parole non conosciute possono essere dedotte dal contesto se si fa abbastanza attenzione; quando questo non accade, non è sbagliato chiedere spiegazioni. E se ci vergogniamo a chiedere? In tal caso, basta ricordarsi la parola e, facendo attenzione allo spelling, cercarla in seguito in un vocabolario. Ma tutto ciò dovrebbe essere l’eccezione.

I consigli migliori

La frase “basta fare pratica” dovrebbe essere bandita. Ci sono invece dei metodi ed esercizi che si concentrano sul listening. Vediamoli insieme

  • Ascolto passivo – sono in molti a consigliare questo esercizio. In sede di ascolto, si allena il cervello ad abituarsi ai suoni di una lingua diversa da quella solita. Si ascolta quindi concentrandosi sulla musicalità e il ritmo, cercando di assimilare suoni e fonemi diversi dai propri. È una vera e propria immersione nella lingua! [Attenzione però a chi dice che si può imparare una lingua interamente solo attraverso l’ascolto passivo. Di sicuro è un metodo utile, ma non può essere l’unico preso in considerazione. Non ci si può aspettare di saper parlare, scrivere e leggere perfettamente dopo mesi di solo ascolto passivo.]
  • Podcast e audiolibri – ci sono podcast dedicati alla pronuncia, altri raccontano la Storia, altri ancora i temi più disparati. In ogni caso, i podcast sono un gioiellino tra tutti i media che il mondo ci offre. Ascoltare podcast interessanti, che incuriosiscono e coinvolgono, o audiolibri del proprio genere letterario preferito spingerà a vedere l’esercizio come un hobby o un passatempo leggero, e non come un compito faticoso e imposto.
  • Il materiale giusto – per i motivi di cui sopra, è giusto scegliere materiale che appassiona. Ad esempio, per una ragazza interessata a leggere libri thriller e grandi classici, forse un saggio sulla fisica quantistica non sarebbe la scelta più adeguata, tanto quanto non si assegnerebbe da leggere e ascoltare un libro per giovani adulti ad un professore universitario di filosofia.
  • Documentari – perché parliamo di documentari in un articolo dedicato al listening? Il loro beneficio più grande è che nella maggioranza dei casi il presentatore parla con un ritmo più lento, per permettere allo spettatore di seguirlo nell’assimilazione delle informazioni. Questo torna molto utile allo studente. Seguire una persona che parla lentamente e sfruttando gli ausili visivi offerti dal video è di gran lunga più facile che ascoltare un audio del quale si conosce solo il titolo e un paio di linee di presentazione, e dopo il più delle volte sono in più di una persona a parlare.
  • Shadowing – avevamo parlato di shadowing in un articolo dedicato allo speaking. Quindi perché parlarne anche qui? Questo esercizio potrebbe essere definito ascolto attivo: non è altro che la ripetizione immediata di ciò che si ascolta. Quindi, una volta scelto il materiale da ascoltare, basta ripetere tutto quello che sentiamo, facendo attenzione a ricalcare anche il tono e la cadenza della persona che parla. Un ottimo consiglio è quello di mettersi davanti allo specchio, per notare come suoni diversi vengano da movimenti diversi del viso, che non verrebbero mai fatti parlando solo nella nostra lingua madre.
  • Prima il senso generale, poi i dettagli – nel primo ascolto ci si dovrebbe concentrare sul senso generale di quello che stiamo ascoltando: di cosa parla il podcast/documentario/audiolibro? Qual è l’idea principale che vogliono mettere in risalto? Stiamo capendo il filo logico e riconoscendo le parole chiave che ci permettono di seguire il discorso? In seguito, nel secondo ascolto, ci si può concentrare sui dettagli. Possiamo carpire le sfumature che ci erano sfuggite, concentrarci sulle parole da capire nel contesto, l’utilizzo dei verbi e della grammatica applicata.

 

E con questo articolo abbiamo esaminato la prima abilità delle quattro. Tenete gli occhi puntati sul sito per le prossime! A presto!

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